‘MCDONALD’S’ DICE ADDIO ALLA RUSSIA, ARRIVA ‘ZIO VANJA’
‘McDonald’s’ se ne va, vende i suoi fast-food e dice addio alla Russia: la ‘M’ gialla in campo rosso, simbolo di uno stile di vita occidentale che era sbarcata nell’Urss ai tempi della perestrojka, sparirà per sempre dalle strade di Mosca, di San Pietroburgo, dalla vita dei russi. “Colpa della guerra in Ucraina e di quell’aggressione che non è coerente con i nostri valori”, ha fatto sapere il colosso dei Big Mac e delle patatine fritte.
Saranno ceduti l’80% dei fast food – gli altri in franchising – ad un compratore russo. Un’operazione che costerà alla catena americana tra 1,2 e 1,4 miliardi di dollari di perdite. Il colosso mondiale del fast food – che in Russia conta oltre 60 mila dipendenti – è stato penalizzato dai mercati, con il titolo che in apertura a New York ha lasciato sul terreno oltre l’1%.
Intanto circola già un’indiscrezione: al posto del marchio a stelle e strisce potrebbe arrivare ‘Zio Vanja’, con un logo che però tanto ricorda i famigerati archetti. Si tratterebbe della ‘V’ di Vanya, un carattere scritto in cirillico, sempre in rosso e giallo, che rovesciato assomiglia molto alla ‘M’ dei cugini MacDonald’s.
Finisce così l’era ‘McDonald’s’ in Russia, e pensare che uno storico slogan recitava: “se non puoi andare in America, vieni al McDonald’s a Mosca”, andato in onda nel 1990 sulla tv di stato in Unione Sovietica. Dopo l’apertura del primo store in terra russa – era il 31 gennaio – alle 4 di notte in piazza Pushkin c’erano oltre 30mila persone in fila per ordinare il loro primo Big Mac. Gli ingressi erano due: uno per chi poteva pagare in dollari, uno per chi lo faceva in rubli. Un panino costava 3,75 rubli, metà di uno stipendio giornaliero di allora.
L’inaugurazione fu un evento simbolico, un lasciapassare della cultura occidentale e consumistica nella società sovietica, consentito dalle politiche dell’allora presidente Michail Gorbaciov. Il secondo McDonald’s a Mosca aprì nel 1993, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. In quell’occasione, anche l’allora presidente russo, Boris Eltsin, venne immortalato seduto ai tavolini del fast-food a stelle e strisce.