RINCARI, NEI SUPERMERCATI DI ROMA SPUNTA LA ‘FRIGO TAX’
Altro che gli scontrini pazzi sotto al solleone estivo, dai 60 euro per due caffè in un bar di Porto Cervo fino a 1,5 euro ad Alba per avere due cucchiai per assaggiare una crema catalana, cifre che hanno fatto indignare consumatori, politici, social e opinione pubblica. Come sollevato dalle pagine del Corriere della Sera, nei supermercati della Capitale d’Italia serpeggia – quasi alla chetichella – un sovrapprezzo sulle bevande conservate in frigorifero e vendute fredde ai clienti. Attenzione: non si tratta di un costo maggiorato relativo a quelle bevande fredde conservate in frigorifero che costano di più di quelle sugli scaffali, poiché a temperatura ambiente quindi renderle fresche rappresenta un costo aggiuntivo per chi le vende.
La sòla, come si dice a Roma, è rappresentata dall’aggiunta di una voce dedicata – aggiunta frigo – e separata sullo scontrino. Un aumento di prezzo che, sembrerebbe, è stabilito senza che vi sia un parametro che quantifichi il sovraprezzo, tradotto: se una bibita gassata a temperatura ambiente sullo scaffale costa 51 centesimi, la stessa marca e lo stesso dosaggio ne costa 71 alla cassa se presa dal frigorifero, circa 20 centesimi in più.