‘MARITOZZO ROSSO’ APRE A PRATI. FRAIOLI PRONTO PER MILANO O ESTERO

CONCEPT

L’avventura ‘maritozzara’ di Edoardo Fraioli è una di quelle storie da raccontare. Non solo perché di successo. O meglio, anche di successo perché nata da quelle immense passioni – fatte di sacrifici e impegno quotidiano – che ardono nel tempo e che, magicamente, innescano quelle scintille che ti cambiano la vita. Eppure, a vederlo dietro il bancone della nuova location ‘Maritozzo Rosso’ – fresco di apertura in via Cavallini in Prati e che bissa l’avamposto di Trastevere in Vicolo del Cedro – traspare un ‘entusiasmo temperato’. Una sobrietà di chi sa che a parlare è il prodotto. Lontano dalle frasi fatte, colpisce la semplicità con la quale racconta nascita ed evoluzione del primo ed unico format dedicato al maritozzo salato di Roma e che il Gambero Rosso ha premiato come il ‘Miglior Street food del Lazio 2022’.

Del resto che fosse un’idea innovativa lo aveva capito fin da subito il patron di Eataly, che nella struttura di Ostiense ospitò ai primi albori il ‘salato’ di Fraioli per ben 7 mesi. Quei maritozzi che dal forno di ‘casa Edoardo’ – “non avevo un altro posto dove poterli cuocere” – arrivarono direttamente al primo assaggio nello spazio di Farinetti. E così come arrivarono…piacquero. Successivamente, l’apertura di un corner all’interno della libreria Mondatori all’Eur – dove nasce l’idea di celebrare il ‘Maritozzo Day’ il primo sabato del mese di dicembre – e da lì in poi ha inizio la storia delle storie con l’apertura del piccolo ma roboante locale a Trastevere. Il maritozzo era, ed è, un prodotto da pasticceria. Per anni ingenerosamente dimenticato seppur ricordato nelle chiacchiere d’antan tra le citazioni nei sonetti del Belli, nell’ode di Ignazio Sifone o nella ricostruzione storica del poeta Giggi Zanazzo.

LOCATION

Locale a misura d’uomo, si può consumare al tavolo o comodamente al bancone. L’apertura in via Pietro Cavallini come spazio offre di più rispetto al bistrot in Vicolo del Cedro, pur mantenendo una proposta mordi e fuggi ha anche il valore di aggiunto di poter soddisfare una clientela più ampia, con uffici durante la settimana e brunch il sabato e la domenica grazie anche all’ampio spazio esterno riscaldato.

PROPOSTA

È Fraioli che lo restituisce alla contemporaneità, in una ‘ri-scoperta’ per vecchie e nuove generazioni valorizzata grazie ad un impasto più leggero che accoglie il palato salato. ‘Maritozzo Rosso’ ha realizzato circa 35 ricette, tra declinazioni e varianti, come quello all’amatriciana; carbonaro; con pollo al curry e mele; con maialino sfilacciato e chutney di cipolle; con stracciatella, cime di rapa e alici; con baccalà mantecato e humus; con broccoli, alici e pecorino; con scarola partenopea. Le farciture son ben assortite, e diventano dei piatti che con facilità si adattano anche per i celiaci.

Dal gusto forte, una delle migliori accoppiate è con la birra, ma si sposa bene anche un calice di vino o magari una bollicina fruttata come lo Spumante Brut Chardonnay Villa Gianna, oppure un Rosé Extra Dry Aleatico-Giuliani, o ancora una Ribolla Gialla Spumante Extra Dry Ca’ del Borgo. Attento ai dettagli, Edoardo sulle materie prime non scherza: fornitori di qualità e in pescheria va lui direttamente a sceglie il miglior pescato. E se gli chiedi come sarà il maritozzo del futuro: “è già bello così com’è, ma se penso ad una sua declinazione futura anche in Prati…immagino il ‘maritozzo burger’, rotondo con hamburger dentro. Che noi faremo in tre versioni: vegetariano, di pesce e di carne”.

Dietro al suo maritozzo c’è ricerca, sperimentazione e cucina, e mentre spiega a ‘Fooderio’ che da lui il maialino viene fatto cuocere per 4 ore e che il tonno sott’olio se lo fa rigorosamente da solo, abbiamo il godereccio privilegio di assaggiare il maritozzo con polpette di agnello alla genovese, realizzato espresso dalla chef Silvia Intorcia. Al morso, l’impasto è tanta sofficezza, il composto delle polpette è ben equilibrato e le cipolle arrivano delicatamente. Alla degustazione il ‘Maritozzo Rosso’ di Fraioli è molto più di uno street food. Un concept destinato a dire la sua anche fuori dalla Capitale, e chissà – come dice il suo inventore utilizzando quella sobrietà che lo contraddistingue – magari “apriremo a Milano o all’estero”.

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